
“E permettetemi, lo dico davvero anche per l’amicizia e la stima che ho del Vostro Oratorio e della vostra presenza qui nella memoria di Don Bosco. Questi mesi così duri della pandemia hanno fatto emergere non solo le questioni sanitarie ed economiche ma anche quelle educative e quelle antropologiche e psicologiche. Sappiamo leggendo i giornali quanta sofferenza c’è stata in questi mesi aumentata tra i ragazzi e i giovani e tra gli adolescenti. Lo sappiamo, i giornali ci parlano dei fatti più gravi ma poi c’è una sofferenza nascosta. E allora perché dico che sono contento: perché voi anche in questi mesi, anche in questa estate così dura siete stati in mezzo ai ragazzi e forse la vostra presenza ha aiutato i ragazzi a soffrire un po’ di meno. Come don Bosco, come Gesù vi siete fatti vicino alle umanità sofferenti per dei mali del cuore, per dei mali dell’anima. E non c’è cosa più bella, questo ci insegna Don Bosco, aiutare qualcuno a diventare libero… Dio ci vuole liberi e felici. E cosa vuol dire educare se non aiutare i ragazzi, i bambini e i giovani a diventare liberi e felici. Ma questo lo possiamo fare soltanto se non siamo scribi ma se in qualche modo ci lasciamo un po’ contagiare dall’unico profeta che è Gesù. Abbiamo bisogno di educatori che abbiano il timbro della profezia e non la routine dello scriba. Voglio concludere dicendo una cosa importante. Ringrazio Dio per la presenza dell’Oratorio e per tutti gli educatori ricordando una cosa: che l’unico vero profeta ed educatore è Gesù. L’unico che davvero ci rende liberi. Il lavoro educativo è un tramite perché ciascuno possa incontrare Gesù.”
Monsignor Calogero Marino,
Vescovo della Diocesi di Savona-Noli